Marta Lamalfa e il volo di libertà: una riscrittura poetica del mito e della storia

“L’isola dove volano le femmine” è il romanzo di esordio di Marta Lamalfa, pubblicato nel 2024 da Neri Pozza, che si distingue per la sua proposta narrativa radicalmente innovativa, capace di intrecciare il realismo storico, l’allucinazione collettiva e il mito femminile in un’architettura letteraria unica.
Di Antonio Picarazzi
Ambientato sull’isola di Alicudi, una delle Eolie, nel 1903, il romanzo racconta la storia di Caterina, una giovane ragazza che, dopo la morte della gemella Maria, si ritrova intrappolata in una realtà dura, dove la tradizione e la superstizione dominano le vite degli abitanti. Ma l’isola non è solo un luogo fisico: attraverso una prosa visionaria e potente, Lamalfa costruisce un universo in cui la terra, il corpo femminile e il mito si intrecciano in un gioco di riflessi, restituendo un’esperienza di lettura profonda, poetica e radicale.
Il cuore del romanzo risiede nella riscrittura del mito. La figura delle majare, donne che volano e sfuggono alle limitazioni sociali e fisiche dell’isola, diventa per Caterina un simbolo di liberazione e autodeterminazione. Ma il volo non è solo un atto magico: Lamalfa lo rende una forma di resistenza alla realtà opprimente. Attraverso il corpo di Caterina, il volo diventa metafora di un desiderio di fuga e di ribellione che non è semplice evasione, ma una vera e propria strategia di lotta. È una conquista del corpo e dell’anima, in un contesto storico e sociale che si rifiuta di concedere libertà alle donne.
L’isola di Alicudi, luogo di povertà e isolamento, è anche il terreno fertile per una delirante allucinazione collettiva. Nel 1903, gli abitanti dell’isola sono vittime di un’intossicazione causata dall’ergot, un fungo psichedelico che altera la percezione del reale. Lamalfa non si limita a raccontare questo episodio storico, ma lo utilizza come strumento narrativo per spostare i confini tra il reale e l’immaginario. L’allucinazione diventa un modo per deformare la realtà, restituendo visioni potenti e surreali che rivelano non solo la fragilità della psiche umana, ma anche una ricerca di verità più profonda e universale. La scrittura si fa visionaria, quasi ipnotica, confondendo i confini tra la percezione e la realtà, tra il sogno e la lotta quotidiana.
Al centro del romanzo c’è la condizione femminile, che Lamalfa esplora con una voce potente e senza compromessi. Le donne dell’isola sono intrappolate in una società patriarcale che ne limita ogni libertà. Tuttavia, attraverso il personaggio di Caterina, l’autrice dà loro una voce e una forza nuova: la scrittura diventa un atto di rivendicazione. Le majare, figure mitiche di donne libere, non sono solo simboli di ribellione, ma veri e propri modelli di indipendenza mentale e fisica. In questo contesto, il volo rappresenta una rottura delle convenzioni, una ricerca di emancipazione che non è solo una fuga, ma una vera e propria riconquista della propria identità.
La narrazione di L’isola dove volano le femmine è una mescolanza di corale e monologo interiore. La protagonista, Caterina, è una figura solitaria, ma l’isola stessa — con i suoi abitanti, la sua terra e le sue tradizioni — è personaggio attivo nel racconto. La scrittura di Lamalfa riesce a trasformare l’isola da semplice scenario a protagonista viva: ogni elemento naturale e umano diventa simbolo di una condizione di lotta e di speranza, ma anche di una prigionia psicologica e fisica. Questa dimensione corale non appiattisce mai il racconto, ma conferisce una nuova intensità alla ricerca di Caterina.
Infine, ciò che distingue L’isola dove volano le femmine da altri romanzi storici è la sua capacità di trasformare la storia in un’esperienza universale. Lamalfa non si limita a raccontare un fatto storico, ma utilizza la storia per esplorare temi universali come il desiderio di libertà, la lotta contro l’oppressione e la tensione tra tradizione e cambiamento. La sua scrittura non è solo un riflesso del passato, ma diventa un ponte verso il futuro, mostrando come i temi trattati siano ancora vivi e rilevanti oggi.
In sintesi, L’isola dove volano le femmine è un romanzo che introduce una poetica radicale e innovativa, capace di sfruttare il mito e la storia per raccontare il desiderio di libertà e di emancipazione. Con una scrittura visionaria e profonda, Marta Lamalfa ridefinisce il romanzo storico, offrendo una nuova voce alle donne del passato e portando alla luce un universo mitico che, seppur radicato nella realtà, vola al di là di essa. Questo è un romanzo che non solo racconta una storia, ma invita a riflettere sulle possibilità di resistenza, di cambiamento e di libertà in ogni tempo e in ogni luogo.
Note sull’autrice:
Marta Lamalfa è nata a Palmi, in Calabria, nel 1990.
Vive a Roma, dove lavora nell’ufficio stampa di un’organizzazione umanitaria. È laureata in Lingue mediorientali, si è specializzata in Editoria e scrittura e ha studiato pianoforte a livello accademico. Ha frequentato il laboratorio annuale della Bottega di Narrazione, scuola di scrittura creativa diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani.
Il suo romanzo L’isola dove volano le femmine, tra i segnalati della 36ª edizione del Premio Italo Calvino, è uscito nel 2024 per Neri Pozza e i suoi diritti sono stati ceduti in Francia (Phebus) e in Portogallo (Alma dos livros).
(La biografia è tratta dal sito lauraceccacciagengy.com).