Tivolio 2025 e il futuro dell’Olivicoltura Tiburtina

Tivolio 2025 e il futuro dell’Olivicoltura Tiburtina


Dal 11 al 13 aprile, il Santuario di Ercole Vincitore ospita TIVOLIO, manifestazione dedicata all’olivicoltura e ai prodotti tipici della dieta mediterranea, organizzata da VillÆ e Slow Food Tivoli e Valle dell’Aniene. L’evento valorizza il legame storico tra Tivoli e l’olio d’oliva, testimoniato da una tradizione bimillenaria e dalla presenza di olivi secolari e millenari nel territorio. Nonostante l’abbandono agricolo e le minacce ambientali, iniziative come l’inserimento dell’Agro Tiburtino Sabino nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici e l’adesione all’Associazione Nazionale Città dell’Olio puntano a tutelare e rilanciare questo patrimonio. L’olio d’oliva diventa così simbolo di identità, cultura e biodiversità da preservare.


Di Carlo Boldrighini, presidente della sezione Aniene di Italia Nostra

TIVOLIO: la manifestazione sull’olivicoltura al Santuario di Ercole Vincitore

All’interno del Santuario di Ercole Vincitore si svolge nei giorni 11-13 aprile l’edizione annuale di  TIVOLIO, una manifestazione organizzata da alcuni anni dall’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este (VillÆ) e da Slow Food Lazio e Slow Food Tivoli e Valle dell’Aniene, con il patrocinio del Comune di Tivoli. Lo scopo è quello di presentare al pubblico l’olivicoltura della nostra terra,  ed anche altri prodotti locali tipici della dieta mediterranea, che è stata dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità, e di cui si può dire che l’olio d’oliva sia l’emblema. Il programma della manifestazione si può trovare al seguente indirizzo:

https://parchiletterari.com/eventi-scheda.php?ID=07096.

Tivoli, terra millenaria dell’olio d’oliva

Tivoli è forse il luogo più adatto per celebrare l’olio d’oliva, perchè, come riferisce lo storico tiburtino Franco Sciarretta nel suo libro Tivoli tra gli Olivi (ed. Tiburis Artistica, 2005), l’olivicoltura nel territorio di Tivoli ha una storia bimillenaria, documentata da citazioni e documenti risalenti all’antichità romana, al medioevo, al periodo rinascimentale e all’epoca moderna.
L’industria e il declino delle attività agricole a partire dal Settecento

L’industria e il declino delle attività agricole a partire dal Settecento

Vero è che, dalla seconda metà del Settecento, il notevole sviluppo dell’industria a Tivoli, dovuto alla disponibilità di acqua e di energia fornita dal fiume, ha messo in secondo piano le attività agricole. Tuttavia, come riferisce Sciarretta, ancora negli anni ’70 furono censiti nel territorio comunale circa 150.000 olivi. Si trattava in gran parte di alberi secolari, appartenenti ad una ventina di varietà diverse per le caratteristiche del frutto e il comportamento rispetto alle condizioni climatiche, selezionate dagli agricoltori locali nel corso di secoli, forse anche di millenni, visto che si conservano alcuni grandi piante che si suppone appartengano ad una varietà selezionata ai tempi di Roma antica. Questi olivi sono detti «olivastri», per i loro frutti piccoli, comunque molto più grandi di quelli del vero olivastro (Olea oleaster, l’olivo selvatico).
Un enorme albero riconosciuto come millenario da indagini del Corpo Forestale fu bruciato da vandali a Pomata una ventina di anni fa.

Gli olivi secolari di Tivoli: biodiversità e storia

Ancora oggi, nonostante gli abbattimenti per introdurre nuove varietà più redditizie e facili da gestire, e i frequenti incendi, favoriti dall’abbandono delle attività agricole, sono presenti nel nostro territorio numerosi olivi pluricentenari. Soprattutto tra la via di Pomata e Villa Adriana e nell’area di Quintiliolo. I loro tronchi contorti, tra le cospicue rovine delle antiche ville di otium, costruite dall’aristocrazia romana tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero, creano un paesaggio unico, ritratto da secoli, soprattutto nell’epoca del Grand Tour, in dipinti e stampe.

Un paesaggio unico tra olivi e rovine antiche

Ma la conservazione di questo notevole patrimonio paesaggistico, ed anche genetico, è sempre più minacciata dagli stretti vincoli dei costi di produzione e di gestione; in un momento in cui, peraltro, l’olio d’oliva sta acquistando risonanza mondiale, ed è raccomandato da medici e dietisti. Per salvare i nostri olivi centenari è necessario far valere il valore anche culturale dell’olivo e qualificare meglio la produzione.

La richiesta di riconoscimento del paesaggio tiburtino nel Registro Nazionale

A questo scopo nel 2022 è stata presentata dalle associazioni Italia Nostra e AIAPP (Associazione Italiana Architetti del Paesaggio) la richiesta di inserire una parte del paesaggio tiburtino con olivi secolari e resti archeologici nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici presso il Ministero (MASAF), richiesta che è stata accettata in via preliminare dalla commissione ministeriale competente nel 2023. L’area in questione, denominata «Agro Tiburtino Sabino» (per il fatto che la sponda destra dell’Aniene era nell’antichità parte della Sabina) comprende i resti della villa di Quintilio Varo, una delle più grandi della Romanità e il Santuario di Quintiliolo. Si tratta ora di varare un piano di gestione che ne permetta la valorizzazione culturale e turistica, forse anche con un marchio specifico per l’olio prodotto.


Le difficoltà gestionali dei Comuni e l’adesione all’Associazione Nazionale Città dell’Olio

Purtroppo i comuni di medie dimensioni non sono in grado, per mancanza di fondi e di personale, di organizzare un’adeguata gestione. Per questo Italia Nostra si è rivolta all’attuale Amministrazione Comunale, che ha avviato la procedura, ancora in corso, di adesione della città di Tivoli all’Associazione Nazionale Città dell’Olio (ANCO). Si tratta di un Associazione a cui appartengono molti comuni italiani produttori di olio, e che può fornire le competenze per la gestione economica e culturale dei nostri olivi: competenze quanto mai necessarie se si pensa che la nostra olivicoltura millenaria non gode ancora di un marchio DOP.


Il ruolo della FAO e dell’UNESCO nella tutela dell’olivicoltura storica


Sia l’ANCO che il Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali storici sono collegati a programmi mondiali della FAO e dell’UNESCO per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio genetico agricolo storico. E’ una biodiversità che si riduce sempre più, per la gestione attuale dell’agricoltura: una concorrenza globale basata sui prezzi bassi spinge i produttori a cercare la massima redditività del momento, condannando le varietà locali ad un ruolo di nicchia e a sparire  prima che le loro potenzialità siano adeguatamente valutate.


Foto: 1) Oliveti dalla via di Pomata; 2) Olivo centenario; 3) La Villa di Cassio di E. Roesler Franz (1895)

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Redazione

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