Riapre la Grotta di Diana a Villa d’Este: un tesoro ritrovato grazie al sostegno di Fendi

Riapre la Grotta di Diana a Villa d’Este: un tesoro ritrovato grazie al sostegno di Fendi


Dopo mezzo secolo torna a splendere la Grotta di Diana. Con Vidya It entriamo per la prima volta in un’area bellissima e sconosciuta ai più. È un racconto per immagini che vi porta nel cuore di uno dei luoghi più affascinanti di Villa d’Este, appena restituito al pubblico grazie a un grande intervento di restauro sostenuto da Fendi.


Con le nostre telecamere vi portiamo dentro la Grotta di Diana, per la prima volta dopo oltre 50 anni di chiusura


Un progetto culturale di valore: la beneficenza Fendi per l’arte

La riapertura della Grotta di Diana non è solo un intervento conservativo, ma anche un gesto concreto di beneficenza culturale. Il progetto è stato fortemente voluto dall’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – VILLÆ, “abbiamo trovato in Fendi un partner con una lunga tradizione di impegno per la valorizzazione dei beni culturali italiani” spiega il direttore Bruciati.

“Per Fendi – ha dichiarato Silvia Venturini Fendi – questo restauro è un atto d’amore e un investimento sul futuro, che parte dalla memoria del passato.” L’intervento si inserisce infatti nelle celebrazioni per il centenario della Maison che, nelle intenzioni, mira a rimarcare il profondo legame con Roma e con tutto il territorio laziale.

Grotta di Diana, veduta d’insieme. Crediti fotografici di Andrea Concordia
Grotta di Diana, veduta d’insieme. Crediti fotografici di Andrea Concordia


Dentro la Grotta di Diana: un viaggio tra mito, arte e natura

Le nostre telecamere sono entrate nella Grotta di Diana, documentando per la prima volta dopo oltre 50 anni gli straordinari ambienti decorati con mosaici policromi, sculture antiche e spettacolari pavimentazioni in terracotta invetriata.

Realizzata tra il 1570 e il 1572, la Grotta è uno dei punti più evocativi di Villa d’Este. Si sviluppa in una pianta a croce, con volte decorate da scene marine, riferimenti alle Metamorfosi di Ovidio e figure mitologiche scolpite nella pietra. Elementi preziosi come conchiglie, paste vitree e pietre semipreziose rendono ogni superficie un capolavoro da osservare e interpretare.

Nel cuore della volta, un’aquila bianca – simbolo degli Este – domina la scena. Da una loggia affacciata su Roma, lo sguardo abbraccia un panorama che va dal Soratte fino ai Castelli Romani.

Grotta di Diana, particolare della volta a crociera dello spazio centrale; decorazione a
mosaico rustico policromo e polimaterico: nelle scene marine delle vele, paste vitree,
conchiglie e pietre semipreziose sono alternate tra loro per suggerire il movimento delle onde
marine; nei costoloni, si dipanano dai cesti poggiati sul capo delle cariatidi canefore, i rami
con i pomi d'oro che alludono al giardino delle Esperidi.

Crediti fotografici di Andrea Concordia
Crediti fotografici di Andrea Concordia


Due anni di restauro per salvare un capolavoro nascosto

L’intervento di restauro, iniziato nel 2023, ha riguardato tutti gli elementi strutturali e decorativi della Grotta. Gli specialisti hanno recuperato con estrema cura mosaici, bassorilievi, pavimenti e cariatidi, fortemente compromessi dal tempo e dall’umidità.

Particolarmente significativa è stata l’installazione di una vetrata protettiva nella loggia, pensata per proteggere l’ambiente dai venti che per secoli ne hanno minato la conservazione. L’illuminazione artistica, progettata per valorizzare giochi di ombra e riflessi, trasforma la Grotta in un luogo di contemplazione dove il tempo sembra sospeso.


Andrea Bruciati: “Restituiamo la bellezza alla collettività”


“Anche questo intervento si propone di esplorare e decodificare le infinite suggestioni di Villa d’Este – commenta il direttore dell’Istituto VILLÆ, Andrea Bruciati –, mettendo in luce come questo luogo continui a emanare la sua magnificente bellezza, rivelando a tratti il sofisticato progetto culturale che ne fu alla base. Con questa azione cerchiamo di contrastare la perdita e l’oblio che spesso contraddistingue il nostro patrimonio e il recupero della Grotta di Diana fa sì che tale ricchezza torni disponibile alla collettività. In fondo la storia dell’arte è anche processo cognitivo che si nutre di queste ‘riemersioni’, riconfigurando presente e passato per le generazioni future. D’altronde il nucleo di una dimensione esteticamente totalizzante risponde a una necessità di disvelamento del valore dell’opera, trascolorando dalla fruizione privata alla valenza pubblica, da un piacere individuale o per pochi, a un atto concreto di generosità, volto a una condivisione di bellezza grazie al sentito supporto di Fendi”.

Vidyati anche questi

Fulvio Ventura

Giornalista, social media manager, mobile journalist, papà, rugbista, scout e volontario di protezione civile. Nel campo lavorativo, le parole sono la mia passione e la mia professione. Che siano scritte, speakerate o riprese, poco importa. Ho scelto di vivere raccontando fatti, esperienze, emozioni. Dalle parole stampate sulla carta a quelle pubblicate in digitale. Dalle immagini fotografate su pellicola al mobile journalism, il tempo – più di vent’anni – ha cambiato gli strumenti, ma non la passione.