Conosciamo un autore, intervista a Natalino Natoli

Natalino Natoli è siciliano, nato a Lipari e vive da moltissimi anni a Tivoli, in provincia di Roma. È laureato in Psicologia e Pedagogia, è stato Dirigente sanitario, Docente presso istituti Universitari e scuole di Specializzazione, ed è autore di numerose opere da solo e in collaborazione con altri autori.
Di Antonio Picarazzi
Lo abbiamo incontrato recentemente e siamo riusciti, in un simpatico scambio di reciproca e conosciuta empatia, a chiacchierare intorno all’ultimo suo lavoro, Abbracciare l’Ansia, edito per i tipi di LET (Libera Editrice Tiburtina), nel 2025. Ne è nata una simpatica intervista che proponiamo intonsa e senza filtri.
Dunque, l’Ansia va abbracciata e non combattuta… perché?
Perché è una nostra amica, anzi una madre buona che ci informa, che ci avvisa che ci dobbiamo fermare e accettare quello che ci sta succedendo, quello che ci sta mettendo tensione, apprensione e preoccupazione. Una volta abbracciata si può trovare un accordo, un dialogo sano e piacevole. Inoltre, è una nostra alleata, una guida interiore che ci aiuta a prendere coscienza di noi stessi e del mondo che ci circonda. L’ansia è come una voce saggia che ci invita a fermarci e riflettere, piuttosto che a fuggire o combatterla. Abbracciare significa accoglierla come una parte di noi, ascoltarla con curiosità e rispetto. Solo così possiamo trasformarla in un’energia costruttiva che ci permette di crescere, adattarci e rispondere con consapevolezza alle sfide della vita.

Hai rappresentato l’ansia come un semaforo… Soprattutto il colore rosso
Il rosso ci dice che ci dobbiamo fermare perché ci segnala che ci sono reali pericoli per noi stessi e per gli altri. Mentre si sta fermi, in attesa di ripartire, si può fare, come si dice, mente locale per metterci in marciacon più sicurezza.
C’entrano emozioni, pensiero, azioni… insomma la circolarità del vivere in preda all’Ansia?
Esiste sempre dentro ciascuno di noi un costante dialogo ideo-emotivo e viceversa. Penso che muovendoci con le seguenti quattro forze: Pensare – Sentire – Dire – Fare, possiamo incoraggiare le nostre azioni a trovare un sano e giusto equilibrio.
Quale è il rapporto tra la fisicità e l’emotività in questa strana circolarità?
Corpo ed emozioni – emozioni e corpo si trovano a vivere un continuo e costante dialogo interno attivando una influenza reciproca tale da determinare benessere e malessere. Molto dipende da cosa e come pensiamo e cosa e come sentiamo.
È una tensione che annichilisce se non gestita con la pratica dell’accoglienza?
Tu la chiami “accoglienza”, io la definisco accettazione. Certamente molto dipende dall’accettazione della realtà con la quale dobbiamo fare i conti impegnandoci a trovare soluzioni sane e piacevoli.
Quali sono i passaggi di questo approccio di accoglienza?
Accettare – Spiegare – Risolvere – Verificare – Gratificare. Veramente son 12 come i mesi dell’anno. Per ora mi sono concentrato sui primi cinque, che trovo molto semplici da mettere in praticare per poter gestire la nostra vita in modo sano e armonioso. I suddetti passaggi sono descritti nel libro “Abbracciare l’ansia”.

Mi sembra un paradigma democratico, nel senso che l’accoglienza diventa un momento del ritrovarsi nella consapevolezza di esserci, comunque…
Di essere persone in grado di accettare quello che siamo. È fondamentale l’idea che abbiamo di noi stessi. Appunto sviluppare in modo democratico un atteggiamo di auto ed etero rispetto. Accettarsi e volersi bene in modo tale di poter dare alle persone con cui interagiamo, senza magiche aspettative, un’autentica attenzione e considerazione
Dietro la preoccupazione del controllo dell’Ansia potrebbe celarsi, in verità, una predisposizione sovrastrutturale, e quindi non naturale, di una qualsivoglia sindrome che ci porta a controllare tutto? Non è forse questo stesso desiderio di controllo a procurarci l’Ansia o, almeno, a moltiplicarla?
Esattamente: l’ansia non va controllata, o combattuta, come qualcuno suggerisce, ma occorre stabilire con essa un dialogo sano e aperto a continui aggiustamenti che ci permettono di affrontare le situazioni che si presentano davanti ai nostri occhi anziché fare previsioni catastrofiche e soprattutto inutili e dannose.
Torniamo a un elemento: hai detto, all’inizio, che vorresti lavorare per una collana di Scienze Umane…ci spieghi questa tua intuizione?
Io ho già diretto in una casa editrice una collana su “Scienze umane”, aperta a molti colleghi interessati a scrivere libri sulla psicologia, sociologia, pedagogia. Tale progetto ha avuto una vita breve a causa di una difficoltà con la casa editrice. Vorrei tanto riprendere l’idea e il progetto proprio permettere a molti colleghi di avere la possibilità di pubblicare una propria opera. Speriamo di riuscirci.
Ultima domanda, conosci lo Zen? È una mia fissa, non ti preoccupare. Te lo chiedo perché proprio lo zen ci dice che la circolarità della vita è basata sulla sua fugacità e sull’esigenza di non focalizzare la mente, il corpo e l’anima su ciò che appare, ma che è necessario penetrare l’intorno senza aspettative, cercando di essere semplicemente sé stesso. Forse è il modello logico occidentale che produce ansia?
Non credo che sia un problema di modelli, di strategie o, peggio ancora, di appartenenza a scelte scientifiche. L’ansia non è né occidentale né orientale, ma è un fenomeno molto complesso che richiede una approfondita conoscenza di come funzionano la psiche e il corpo e soprattutto del dialogo continuo e costante che esiste tra loro. Al di là del paradigma teorico di riferimento l’ansia esiste come parte dell’essere umano. Saluto i lettori che leggeranno l’intervista invitandoli la leggere nel mio libro Abbracciare l’Ansia, una lunga intervista rilasciata alla dr.ssa Giulia Torinti.